Mi presento…

Il mio impegno politico è sempre stato in una sinistra aperta, non settaria, che sceglieva il confronto con altre culture critiche per rifondare un’idea di libertà e trasformazione.

Nel 1978 ho aderito al PdUP un piccolo partito alla sinistra del PCI, caratterizzato dalla critica ai modelli delle società dell’est e proporre una terza via tra modello sovietico e modello  socialdemocratico dallo sforzo di far incontrare sinistra e movimenti. Del PdUP sono stato responsabile romano giovani.

Negli anni Ottanta ho preso parte al movimento per la pace e contro il riarmo nucleare. Ho partecipato al blocco della base militare di Comiso e poi alle attività di costituzione della Associazione per la Pace. Oltre criticare la divisione del mondo in blocchi militari, il movimento pacifista di quegli anni aveva dei contenuti che ancora oggi animano la mia azione politica: faceva della nonviolenza il proprio punto di vista e lavorava per una politica altra rispetto alla politica governata da logiche identitarie, da gerarchie, oligarchie e delega.

Nel 1984 ho scelto di entrare nel PCI e contribuire alla svolta voluta da Berlinguer di rottura con il compromesso storico e di scelta dell’alternativa.

Dal 1985 al 1989 sono stato membro della segreteria romana della FGCI, la Federazione giovanile del PCI che sperimentò una rifondazione delle proprie forme e culture politiche e poi membro del Comitato Federale Romano del PCI.

Mi sono laureato in Biologia all’università di “Tor Vergata” dove con altri ci impegnammo contro l’integralismo e l’affarismo dei Cattolici Popolari e dello “squalo” Sbardella per una università libera e di tutti. Nel movimento della Pantera difendemmo non l’autonomia di una università separata dal mondo, ma capace di rispondere a domande e bisogni sociali non determinati dal mercato. Nell’Università “Tor Vergata” sono stato eletto come rappresentante prima degli studenti nel CDA e poi dei lavoratori nel Senato Accademico e delegato nella Rappresentanza sindacale Unitaria come militante della CGIL. Attualmente sono membro del direttivo regionale della FLC CGIL Federazione Lavoratori della Conoscenza del Lazio.

Quando si aprì la discussione sullo scioglimento del PCI, quando cadde il muro di Berlino non avendo mai avuto il mito dell’URSS non pensai fosse il crollo di ogni speranza, piuttosto il momento in cui costruire un’alternativa possibile. Scelsi il no allo scoglie mento del PCI non per conservazione o nostalgia ma perché credevo necessario uno sforzo più radicale di innovazione

Nel 1991 sono entrato in Rifondazione comunista, impegnandomi per l’elezione di Fausto Bertinotti a segretario perché la reputavo una candidatura di apertura e innovazione. Purtroppo le vicende della sinistra italiana non furono felici e dipesero anche dalla grave incapacità di far vivere in modo non distruttivo il conflitto al proprio interno.

Sul rapporto con il centrosinistra, si decideva un profilo culturale più generale: nella nostra proposta spirito unitario, innovazione politica e apertura ai movimenti si saldavano.

Nel 1995 sono stato tra i fondatori del movimento dei Comunisti Unitari che non aveva condiviso la scelta di Rifondazione di affossare il Governo di centro-sinistra. Ne sono stato coordinatore romano e membro del coordinamento nazionale fino alla sua conclusione, quando decisi di non confluire nei DS –Democratici di Sinistra – come fece la maggioranza.

Da quando quella esperienza si è conclusa, sono rimasto come tanti e tante senza un partito di riferimento. Ma non senza politica. Negli anni 2000, ho partecipato al movimento contro la globalizzazione neoliberista, subendo come molti e molte la violenza della polizia a Genova dove mettendo in gioco una critica radicale alle derive militariste, gerarchiche e machiste che hanno avvelenato quel movimento.

Dal 1985 sono impegnato in un lavoro di riflessione e di iniziativa politica e culturale come uomini contro la violenza maschile contro le donne.

Nel 2006 ho promosso con altri un appello rivolto agli uomini che in seguito ha dato origine all’Associazione Maschile Plurale di cui sono stato Presidente Nazionale fino allo scorso dicembre. Su questi temi ho appena pubblicato il libro “Essere Maschi. Tra potere e libertà”.

Questo impegno, che ha seguito il mio impegno politico di 20 anni non è qualcosa di parallelo ma parte costitutiva del mio modo di pensare la politica come esperienza collettiva capace di rispondere a domande di senso e di libertà delle persone a partire dalla propria esperienza sessuata. Scelgo di esprimere come uomo una domanda di libertà e cambiamento.

Dal 1998 lavoro al progetto di un Parco Scientifico romano, una struttura che ha come scopo l’integrazione tra sistema della ricerca, istituzioni, cittadini e sistema produttivo locale, prima come lavoratore precario, oggi come dipendente a tempo indeterminato. Sono coordinatore dell’omonimo settore dell’Università Tor Vergata e Amministratore delegato della società Parco scientifico Romano. Il mio impegno quotidiano è per far sì che innovazione e conoscenza siano leve di uno sviluppo equo e sostenibile, basato sulla qualità sociale e ambientale del nostro territorio.

Ho curato su questi temi il libro “Romascienza, innovazione e sviluppo per Roma”.

4 Comments

  1. Carissimo,
    ho letto con interesse il tuo curriculum, ed apprezzo il tuo impegno nell’affermare i principi che lo ispirano. Peraltro le tue scelte politiche sono state in gran parte le mie, e tuttora le difendo, malgrado il mio impegno sia scemato e mi limiti a seguire le vicende da attento osservatore.
    Credo che ci sia bisogno di compagni, come tu dichiari, che assumano l’impegno di fare politica con partecipazione.
    Ti voterò. Auguri

  2. Caro Roberto,
    grazie innanzitutto per quello che scrivi. Il senso di questa iniziativa è proprio tentare di uscire dalla condizione di “osservatori attenti”. Credo che esistano tra noi molte risrorse, intelligenze, esperienze che non trovano più il modo di diventare occasione epr un percorso collettivo e credo che la politica possa essere un’occasione di ricchezza per ognuno di noi. Questo legame si è spezzato e non basta certo una campagna elettoarele per ricucirlo. Credo però sia necessario assumersi una piccola responsabilità e uscire dalla condizione un po’ rassegnata e depressa che contraddistingue molti di noi. Soprattutto è necessario riscoprire che abbiamo qualcosa da dire e da fare su quello che succede e che questo può essere utile. La campagna che abbiamo fatto ha avuto già il risultato di rimettere in relazione molte persone. Spero di poterrti incontrare in una delle iniziative di questi giorni che ci separano dal voto. Grazie ancora e a presto Stefano

  3. Caro Stefano, condivido ed apprezzo il senso ed il coraggio della tua iniziativa. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. C’è bisogno di cambiare stili,di ricercare seriamente modelli alternativi. Abbiamo bisogno di “cambiare paradigma”. Ti voterò e cercherò di sostenerti per quanto mi è possibile. Spero di incontrarti stasera piazza farnese. Un caro saluto

  4. Ti ho incrociato in tempi e su terreni diversi: gli anni del liceo, in assemblee dove tra molti che urlavano tu provavi a portare avanti ragionamenti; una riflessione maschile sulla differenza, alla quale mi sono avvicinato per motivi di testa (occupandomi di immigrazione, mi è sembrato presto un terreno fecondo di spunti), di pancia e di cuore (la nascita di un figlio mi porta ad interrogarmi sul mio “essere maschio”, in bene e in male).
    queste confuse e forse (troppo?) personali righe per dirti che mi fa piacere vederti candidato per SEL. ti voterò e cercherò di farti votare. in bocca al lupo e a presto, magari al prossimo incontro di maschileplurale.
    ti abbraccio
    Gianluca

Lascia un commento