Lettera di candidatura

Carissime, carissimi

ho deciso di accettare la candidatura nelle liste di Sinistra e Libertà per le elezioni regionali nel Lazio del 27 marzo.

Faccio questa scelta consapevole delle molte difficoltà e perplessità che incontra. Ma credo valga la pena tentare un’esperienza con un po’ di leggerezza e creatività. Non vorrei fare un percorso solitario e depressivo. Mi piacerebbe condividere con voi questo tentativo e farlo con piena autonomia e magari.

Sono ormai dieci anni che ci lamentiamo di come va la politica “istituzionale” e che denunciamo i limiti delle esperienze politiche in campo. Non credo sia possibile nascondere questi limiti ma neanche è utile restare in questa condizione di lamento depressivo e paralizzante.

Molti diranno che la politica non è solo in quella dimensione. Che si fa politica fuori dai partiti, nella società, nelle relazioni, nella riflessione politico culturale. E infatti condivido con molte/i di voi questo impegno. Ma sento anche la fatica di iniziative episodiche che non riescono ad avere continuità. Sento il rischio che queste esperienze nella loro separatezza avvizziscano e si impoveriscano. Non c’è un mondo misero della politica istituzionale e un mondo spumeggiante di movimenti sociali e soggettività politiche ricche. C’è un problema comune che riguarda la politica e la qualità dell’agire sociale.

Non mi ha mai convinto la netta distinzione tra questi due mondi. La confusa e spesso povera evoluzione delle diverse forze della sinistra è figlia di una crisi che riguarda tutti noi. Non possiamo tirarcene fuori attribuendola alle deviazioni di fantomatici “gruppi dirigenti”. Le degenerazioni sono state pesanti ma non esauriscono il problema che abbiamo davanti.

Io ho scelto Sinistra e Libertà perché mi pare la proposta più coerente con la mia storia e la mia cultura politica. So che è un’esperienza con molti limiti. Non delego nulla passivamente. Credo sia possibile fare un percorso con grande autonomia. Non come “indipendente” o come “condimento” di una lista quanto con l’idea che quella vicenda mi/ci interessa e che voglio/amo condizionarla, arricchirla, modificarla.

La scelta di rivendicare la politicità del conflitto tra i sessi e la costruzione di nuove relazioni tra donne e uomini, la scelta di fare della sessualità, delle dinamiche di potere tra i sessi un terreno di conflitto e di ricerca è per me un punto di partenza per reinventare questa politica. Il merito della rivendicazione di una libertà che non sia consumo, di una laicità che non sia astratta rivendicazione di diritti ma ricerca di libertà è strettamente legata alla critica a forme della politica basate sulla delega, l’appartenenza, il leaderismo, la logica amico-nemico che imprigionano anche la politica della sinistra. In questo conflitto tento, con altri di esprimere una politica di uomini che esprima una domanda di cambiamento e libertà.

Nessuna delle forze presenti a sinistra si può oggi presentare come la soluzione e il riferimento. C’è Sinistra e Libertà, c’è la federazione della sinistra, c’è la rete@sinistra, ci sono molte esperienze locali. Questo assetto è inevitabilmente provvisorio e in evoluzione. Sinistra e Libertà ha rappresentato (male) una prospettiva basata su tre elementi per me dirimenti: la necessità di innovazione politico culturale, la spinta unitaria e la necessità di una sinistra che si cimenta col tema del governo e su questo sfida l’area più moderata dell’ulivo. Con questo non dico che la federazione prc-pdci sia riducibile ad aggregazione conservatrice. Credo dovremmo superare la tendenza all’insulto reciproco o la tendenza all’insulto contro tutti che è un modo per non fare i conti con i propri limiti e le proprie responsabilità.

La candidatura di Vendola in Puglia mi pare abbia però dimostrato che una sinistra che si candida al governo crea molte più contraddizioni al Pd di una che dia per scontata l’impossibilità di un accordo. Mi pare necessario affermare che a sinistra del PD può esserci una sinistra e che questa può essere utile, in grado di condizionare le alleanze, capace di innovare la propria cultura, capace di dialogare con .

La sconfitta alle elezioni politiche e alle europee e la conseguente esclusione delle sinistre dal Parlamento non ha stimolato nessuna “purificazione” o capacità di ripensamento critico. Ha aggiunto crisi a crisi, ha privato esperienze di movimento e sindacato di un riferimento istituzionale. Ha tolto credibilità e utilità a mobilitazioni che non trovavano un dibattito parlamentare su cui incidere. Le elezioni regionali possono rompere questo incantesimo che sembrava rendere impossibile una rappresentanza alla sinistra del PD e riaprire una nuova stagione.

In ultimo, ma non in ultimo, credo sia importante ridimensionare il nostro punto di vista. Prima della diffidenza o la pulsione punitiva verso i dirigenti della sinistra, prima della disaffezione per forme e modi della politica che non ci piacciono credo dovremmo ricordare anche l’allarme per quello che è la destra di questo paese.

Io credo sia all’ordine del giorno una vera crisi democratica e istituzionale. L’attacco a stampa e magistratura, l’arbitrio della maggioranza, il razzismo istituzionale, la violenza contro ogni differenza, il populismo montante. Credo allora che non si tratti di una partita privata tra partiti lontani dalle nostre vite ma di uno scontro che riguarda la qualità delle nostre relazioni sociali e della nostra democrazia. Non mi interessa portare qualche voto a una lista ma contribuire, come possiamo a questo conflitto.

Vi chiedo non di “darmi una mano” ma di fare insieme questa esperienza. Di “usare” questa candidatura per costruire iniziative, per produrre comunicazione, per comunicare con altri e altre, per uscire ognuno dal proprio campo di impegno e riversarlo in una dimensione più ampia. Penso potrebbe essere anche divertente, se fatto insieme. Non potremo fare manifesti 6 metri per 3 ma potremo sperimentare una comunicazione orizzontale che valorizza le relazioni che abbiamo, la rete, i circuiti culturali, associativi e politici per rompere una diffusa solitudine politica e per riprendere in mano la possibilità di parlare in prima persona.

Vi prego di partecipare intanto con le vostre opinioni su questa scelta e su quello che potremmo dire e e fare.

Stefano

Lascia un commento